Ricarica dell’auto elettrica: cosa devi sapere?

In questo articolo dal titolo “Ricarica dell’auto elettrica a casa: tutto quello che c’è da sapere” sintetizzeremo le risposte ad alcuni degli interrogativi più comuni sul tema.

 

Piaccia o no, l’avvento delle auto elettriche è ormai dietro l’angolo e nei prossimi anni gran parte della popolazione dovrà adeguarsi acquistando un veicolo elettrico. La volontà di sostituire le vecchie (e inquinanti) auto a benzina e a diesel è d’altronde ben più di un vago desiderio: essa è stata infatti concretizzata da un atto ufficiale dal Parlamento Europeo, che l’otto giugno 2022 ha ratificato un vero e proprio bando alle auto endotermiche, da attuarsi compiutamente nei prossimi anni. 

 

Nel dettaglio, nell’ambito delle misure del cosiddetto pacchetto “Fit for 55”, dal 31 dicembre del 2035 sarà vietata l’immatricolazione di nuovi veicoli diesel e benzina e le uniche macchine acquistabili saranno quelle elettriche. Di fronte a questa nuova realtà, una delle preoccupazioni maggiori riguarda i punti di ricarica: dato il numero non ancora sufficiente di colonnine in luoghi pubblici, in molti si chiedono infatti se sia possibile caricare un’auto elettrica a casa (e come fare).

 

Prese domestiche e wallbox

Anche se può sembrare strano a prima vista, un veicolo elettrico può essere paragonato a un normale elettrodomestico: è dunque teoricamente possibile ricaricarlo attraverso le prese di corrente “ordinarie” presenti nelle nostre abitazioni, come le cosiddette Schuko. 

 

Attenzione però: se optiamo per tale soluzione, dovremo prendere delle particolari precauzioni per evitare spiacevoli sorprese, per esempio dovute alla loro minore resistenza e sicurezza. Di solito, infatti, la ricarica di una macchina elettrica richiede tempi relativamente lunghi e comporta il flusso di elettricità a potenze mediamente elevate.

 

 

Gli esperti consigliano dunque di impiantare una presa cosiddetta industriale, caratterizzata da una maggiore affidabilità, in grado di resistere per diverse ore “trasportando” elevati carichi di tensione. La soluzione di gran lunga più adatta, tuttavia, è la wallbox, ovvero una specifica ricarica a muro, collegata con il nostro sistema elettrico di casa e capace di sopportare tensioni fino a 20 kW. Con quella, dicono gli esperti, possiamo andare sul sicuro massimizzando i vantaggi.

 

Ma i sistemi di ricarica possono anche andare a braccetto con le fonti rinnovabili: se abbiamo a disposizione un impianto fotovoltaico, potremo infatti tranquillamente connetterlo al nostro sistema elettrico, usando per il resto la medesima stazione di carica. 

 

Quanto tempo ci vuole a caricare un’auto elettrica?

Non c’è una risposta univoca a questa domanda: i tempi di ricarica saranno infatti direttamente connessi alla potenza del wallbox, nonché al modello del veicolo (che può essere dotato di caricatori di diversa natura che accettano differenti potenze massime). Un altro fattore ovvio, sarà poi il livello di carica eventualmente già presente nella macchina. In ogni caso, una ricarica può impiegare dalle due alle dieci-dodici ore. 

 

Si tratta, dunque, di tempi accettabili, che in media coincidono con i momenti della giornata in cui parcheggiamo la nostra auto in garage. In generale, se abbiamo a nostra disposizione un wallbox, quest’ultimo ci consentirà di risparmiare sui tempi rispetto a una comune presa domestica. Nel caso di abbinamento con l’impianto fotovoltaico, ovviamente, dovremo cercare di sfruttare al massimo le potenzialità delle rinnovabili, per esempio caricando l’auto nei momenti di maggior luce (nei quali l’impianto è più potente).

 

Contatori e ricariche parziali

Un’altra questione che ruota intorno alla ricarica dell’auto elettrica riguarda il contatore. Ci si chiede cioè se sia necessario collegarla a un apposito contatore o se invece possa essere congiunta alle ordinarie utenze domestiche. La risposta corretta è la seconda: non è infatti assolutamente necessario avere un nuovo contatore, ma al massimo, in caso di potenza non sufficiente, potremo aumentarla (in generale, i normali 3 kW possono essere più che bastanti). 

 

 

Le cose si complicano se abitiamo in condominio: in quella circostanza, sarà infatti necessaria un’apposita autorizzazione e probabilmente dovremo avere un secondo contatore. 

Sgombriamo infine il campo da un equivoco: per caricare la propria auto a casa non è necessario che la batteria sia completamente scarica. Gli attuali veicoli elettrici possono infatti usufruire di continue ricariche limitate, che potremo effettuare tutte le volte in cui parcheggiamo la macchina nel nostro garage. 

 

Wallbox: quanto costa?

Andando ora ai costi di una wallbox, essi possono variare, ma in generale si aggirano sul migliaio di euro. Esistono, poi, dei dispositivi più costosi, a seconda della potenza, del numero dei punti di ricarica e di appositi sistemi di autenticazione. Non mancano, tuttavia, dei dispositivi offerti in regalo o a costi ancora più convenienti da parte delle compagnie automobilistiche, che spesso le includono per incentivare l’acquisto dei loro modelli elettrici.