Cosa sono le fasce orarie? Perché è importante saperle?
Dati gli ultimi (dolorosi) aumenti del costo dell’energia elettrica, capita spesso di trovare sgradite sorprese in bolletta. Oltre a ricordarci quanto dobbiamo pagare, però, proprio quel documento può fornirci delle indicazioni preziose su come tarare meglio i nostri consumi e prepararci meglio, risparmiando, al prossimo appuntamento con il fornitore di energia.
Basta sfogliare la bolletta, e nella seconda pagina è infatti presente l’analisi dettagliata di come e quanto abbiamo consumato. Quel foglio ci può aiutare moltissimo, a patto di saperlo leggere nel modo corretto. Per comprendere al meglio le sue indicazioni è essenziale “decodificare” degli acronimi altrimenti incomprensibili: le cosiddette “fasce orarie”, ovvero le porzioni temporali in cui il fornitore divide la giornata.
La loro importanza è fondamentale: nel corso del giorno vi sono delle fluttuazioni significative del prezzo dell’elettricità. Vediamo di conoscerle insieme, cercando di capire come sfruttarle a nostro vantaggio.
Fasce orarie: perché esistono
La ragione che sta dietro alla creazione delle fasce orarie è legata alle variazioni della domanda di energia elettrica. In generale, i momenti in cui utilizziamo gli elettrodomestici non sono affatto costanti nel corso della giornata e nemmeno durante la settimana.
In quelli che vengono definiti “orari lavorativi”, cioè dalle 8.00 del mattino alle 19.00, tendiamo a usarli di più (soprattutto le imprese e gli uffici, che “viaggiano” in modo spedito), mentre la sera e la notte il consumo diminuisce fisiologicamente (e d’altro canto aziende e luoghi di lavoro sono tendenzialmente fermi). Lo stesso vale, ovviamente, per le singole giornate all’interno della settimana: in quelle festive, infatti, l’attività degli elettrodomestici cala drasticamente.
Per questa ragione, prettamente economica, è stata prevista la variazione dei prezzi: anche le spese di produzione dell’energia (e di conseguenza le tariffe, che da questi derivano) possono subire delle oscillazioni. Queste ultime sono quindi inserite in diverse fasce orarie, che riflettono in pieno tali mutamenti.
Come leggere gli acronimi delle fasce orarie
Una volta chiarita la genesi e la natura che sta alla base della creazione delle fasce orarie, è arrivato il momento di conoscere gli acronimi che le identificano. Come vi abbiamo anticipato all’inizio, essi si concentrano nella seconda pagina della nostra bolletta, dove l’ammontare del dovuto è a sua volta diviso tra una parte fissa, una quota energia e una parte relativa invece alle spese relative ai servizi di rete e alle imposte.
- F1 (fascia 1): dal lunedì al venerdì dalle ore 8.00 alle 19.00 (esclusi festivi)
- F2 (fascia 2): dal lunedì al venerdì dalle 7.00 alle 8.00 e dalle 19.00 alle 23.00. Il sabato, dalle 7 alle 23.00 (esclusi festivi)
- F3 (fascia 3): tutta la giornata di domenica; dal lunedì al sabato dalle 23.00 alle 7.00
- F23 (fascia 23): tutti i giorni dalle 19.00 alle 8.00, incluse domeniche e festivi
Sì, ma quali sono i costi?
Ora che abbiamo conosciuto le fasce orarie, è ora di vedere come queste si materializzano in costi energetici diversi. In linea generale, tra quelle elencate la F3 è la fascia più conveniente, ma la questione si complica in riferimento ai diversi “pacchetti” tariffari previsti dai numerosi fornitori di elettricità. Partiamo innanzitutto dalle caratteristiche del nostro contratto di fornitura, che può essere di due tipologie:
- “A maggior tutela”. In tal caso il nostro fornitore è il Servizio Elettrico Nazionale, che definisce in modo unilaterale il costo dell’energia aggiornandolo trimestralmente (rendendoci di fatto legati ai suoi mutamenti);
- “Di mercato libero”. In questa circostanza possiamo contrattare con il fornitore un’intesa “personalizzata”, che ci consenta l’acquisto di elettricità sulla base della fluttuazione più conveniente presente nel mercato.
Attraverso la loro analisi delle singole tariffe, potremo capire finalmente qual è quella che più si addice alle nostre specifiche esigenze. Nel complesso, esistono tre categorie di piani tariffari:
- La tariffa monoraria, la più “piatta” di tutte, che non prevede variazioni di prezzo in nessun giorno della settimana e in nessun orario;
- La tariffa bioraria, nella quale il costo è più elevato nella fascia F1, abbassandosi in egual misura nelle fasce F2 ed F3;
- La tariffa multioraria. Al contrario della monoraria, con questo piano tariffario ci troviamo i fronte al massimo della flessibilità e il prezzo dell’energia cambia in ciascuna delle fasce F1, F2 ed F3.
Sulla base di tali informazioni, ognuno potrà tarare il tipo di tariffa sulle sue necessità specifiche e regolarsi di conseguenza. Non fatevi però ingannare da una loro lettura superficiale: non è detto infatti che la tariffa multioraria sia l’ideale per tutti i consumatori.
Anzi, in alcuni casi la tariffa monoraria, pur essendo più “rigida”, potrebbe essere una soluzione ottimale, per esempio se trascorriamo molto tempo nella nostra abitazione lavorando in smart working. Al contrario, se riusciamo a utilizzare i nostri elettrodomestici di notte, potremo sfruttare al massimo i vantaggi della tariffa multioraria. Se, infine, usciamo di giorno per lavoro e torniamo la sera, possiamo preferire la tariffa bioraria, basata su una divisione dei costi più funzionale a bisogni del genere.
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