Agrivoltaico: definizione, vantaggi e incentivi
Negli ultimi anni, la popolarità del fotovoltaico è cresciuta in maniera esponenziale e l’utilizzo dell’energia solare è diventata una delle alternative preferite per la creazione di corrente elettrica. In questo articolo “Agrivoltaico: cos’è, chi ne ha diritto e spese ammissibili” spiegheremo chi ne ha diritto, i vantaggi e come usufruirne.
Gli impianti fotovoltaici si avvalgono di una tecnologia “pulita” e non inquinante, permettendoci di risparmiare notevolmente e di soddisfare le nostre esigenze energetiche rispettando l’ambiente e riducendo le immissioni di anidride carbonica nell’atmosfera.
Non a caso, la loro installazione è stata agevolata nel tempo attraverso incentivi e sconti fiscali previsti dalla legge (tra cui detrazioni sui costi di acquisto) e risulta oggi estremamente conveniente. Ma le opportunità e i vantaggi del fotovoltaico non si limitano alle utenze private: al contrario, i benefici degli impianti in questione si estendono anche a imprese e attività produttive, che possono beneficiarne in maniera altrettanto proficua.
Uno dei suoi campi di applicazione più promettenti riguarda l’agricoltura e consente di incrementare risparmio e l’efficienza energetica nel settore della produzione agricola. È qui che entra in gioco il cosiddetto “agrivoltaico”, tramite il quale gli imprenditori agricoli e i coltivatori possono produrre energia elettrica pulita e al contempo alimentare le proprie coltivazioni. Nel tempo, anche l’agrivoltaico è divenuto oggetto di incentivi e agevolazioni pubbliche, che lo hanno reso un’alternativa migliore rispetto ai sistemi energetici tradizionali.
Agrivoltaico: cos’è, chi ne ha diritto e spese ammissibili
Ma in cosa consiste esattamente? Quali sono le sue caratteristiche? E chi ne può usufruire? In questo articolo, proveremo a sintetizzare in modo semplice e chiaro i suoi elementi fondamentali.
Agrivoltaico: di cosa si tratta?
Quando parliamo di agrivoltaico, intendiamo riferirci a un sistema che consiste nell’installazione di pannelli fotovoltaici in un terreno adibito alla produzione agricola, in grado di coniugare in modo armonico ed equilibrato le attività di coltivazione alla creazione di energia elettrica (tramite, appunto, la tecnologia fotovoltaica).
Dal punto di vista prettamente economico, ciò si sostanzia in un doppio vantaggio: da un lato, l’imprenditore agricolo disporrà di una fonte di energia pulita per alimentare le proprie coltivazioni; dall’altro, potrà produrre elettricità risparmiando notevolmente sui costi in bolletta e ottimizzando le proprie entrate. La combinazione di tali utilità, unita alla loro sostenibilità ambientale, consente il nascere di un modello di sviluppo sostenibile, obiettivo primario delle politiche energetiche del futuro.
Quali sono i vantaggi dell’agrivoltaico?
Dalla definizione di agrivoltaico appena riassunta emergono i suoi connotati generali, ma l’impianto di pannelli fotovoltaici nei terreni agricoli ha ulteriori, specifici vantaggi, tutti tesi a ottimizzare l’attività agricola. Di seguito, abbiamo riassunto i principali.
- L’istallazione dei pannelli non influisce né sullo spazio riservato alle colture né sulla fertilità e la produttività della terra. I moduli che lo compongono vengono infatti sollevati dal terreno attraverso appositi supporti, senza intaccare la possibilità per l’agricoltore di effettuare lavori sul terreno;
- Oltre a non danneggiare i terreni, gli impianti fotovoltaici possono in certi casi fare esattamente il contrario: le strutture che li compongono hanno la capacità di fornire un appoggio a determinate piantagioni, come per esempio quelle di pomodoro, che per loro natura hanno bisogno di pali o piedistalli per maturare meglio;
- L’agrivoltaico è in grado di fornire ombra al terreno, diminuendo l’impatto del sole sulle coltivazioni (spesso dannoso, soprattutto in presenza di stagioni particolarmente calde);
- La maggiore ombreggiatura ha una serie di conseguenze positive riguardanti le necessità idriche: oltre a diminuire la quantità di acqua di irrigazione per via dell’ombra, i pannelli possono fungere anche da elementi “canalizzatori”, raccogliendo le acque piovane o indirizzandole in modo più efficiente nel terreno;
- Di fronte a condizioni meteo avverse, i pannelli possono infine limitarne i danni, fornendo adeguato riparo alle piante, che in alcuni periodi dell’anno subiscono gli effetti nefasti di eventi come precipitazioni o nevicate.
Gli incentivi riservati all’agrivoltaico: cifre e beneficiari
Le immense potenzialità dell’agrivoltaico non potevano non essere oggetto di appositi incentivi, definiti nella normativa italiana dal Ministero delle Politiche Agricole nel 2022. Nel dettaglio, i finanziamenti a esso inerenti sono stati inseriti nel Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR) per un importo complessivo di 1,5 miliardi di euro.
In primo luogo, le disposizioni in questione definiscono i soggetti che possono usufruirne. Per ognuno di essi, la legge fissa un tetto massimo di spesa ammontante a 1 milione di euro e un costo massimo riferito ai singoli progetti di 750mila euro. In entrambi i casi, le cifre devono considerarsi Iva esclusa.
Agrivoltaico, chi sono i soggetti che possono usufruirne?
Ecco l’elenco di coloro a cui sono diretti gli incentivi:
- Imprenditori Agricoli Professionali (IAP), in forma individuale o societaria;
- Imprese Agroindustriali;
- Cooperative agricole operanti nella coltivazione del fondo, selvicoltura, allevamento di animali e altre attività connesse, e cooperative o loro consorzi di cui all’articolo 1, comma 2, del decreto legislativo 18 maggio 2001 n. 228.
Le norme si premurano anche di definire una quota massima relativa agli investimenti, che è pari a 1.500 euro / kWp (quest’ultima sigla sta per “Kilowatt Picco”). Tale cifra non comprende tuttavia opere riguardanti il tetto (per esempio il suo smontaggio o la sua coibentazione).
Sono peraltro previsti dei possibili aumenti, pari a un massimo del 20%, per spese dirette a incidere su luoghi sottoposti a vincoli particolari (per esempio paesaggistici), per imprese di dimensioni ridotte o per i giovani agricoltori.
Tutti gli investimenti godono infine di una quota a fondo perduto pari al 40%, che può aumentare fino al 50% per le aziende con sede principale nelle regioni del Mezzogiorno, ovvero Sicilia, Calabria, Campania, Molise, Basilicata e Sardegna. Quanto ai tempi massimi per l’attuazione dei suddetti investimenti, essa è fissata in 18 mesi da quando si viene ammessi al finanziamento.
Gli interventi e i requisiti previsti dalla normativa
Una volta chiariti i soggetti che possono richiedere l’incentivo, bisogna ora capire quali sono nello specifico gli interventi, gli investimenti e le spese da esso coperti.
Nell’elenco che segue, vi abbiamo riassunto tutti gli elementi necessari per verificare se si rientra nei requisiti previsti dalla legge per la richiesta e l’ottenimento del contributo agrivoltaico.
- In primo luogo, il fotovoltaico deve essere nuovo, mentre nel caso si voglia ampliare un impianto già presente, l’incentivo verrà definito calcolando solo l’ultima parte che si intende aggiungere;
- Gli impianti che si intende installare devono avere una potenza di picco di almeno 6kWp e non eccedere i 500 kWp. Tali valori sono ovviamente risultanti dalle varie potenze dei moduli che compongono il generatore fotovoltaico. Stando alla stessa logica, la normativa vieta che impianti che superano la potenza massima siano separati in parti e considerati singoli progetti per eludere le prescrizioni legislative;
Un altro elemento fondamentale riguarda la necessità che gli impianti agrivoltaici installati creino elettricità indirizzata alle esigenze energetiche dell’impresa agricola legata al soggetto richiedente.
La legge ammette altresì la possibilità di richiedere più contributi, quando questi siano riferiti a diversi impianti (presenti per esempio in sedi diverse nelle quali l’imprenditore esercita la propria attività). In quest’ultima eventualità, tuttavia, è necessario presentare tante proposte quanti sono gli impianti che si intende installare.
La disciplina legislativa prevede inoltre una serie di requisiti relativi alla proposta e ai lavori in essa presenti. Le opere che afferiscono al nuovo impianto devono iniziare dopo la presentazione della proposta e vengono considerati finiti a patto che:
- I moduli, l’inverter, nonché la totalità degli altri elementi che compongono l’impianto, siano compiutamente installati;
- L’agrivoltaico sia perfettamente funzionante e agganciato al sistema elettrico nazionale;
- Il richiedente dovrà comprendere nella proposta un preventivo relativo alle spese che intende sostenere, in modo che l’autorità verifichi la corrispondenza delle cifre alle disposizioni di legge e definisca l’ammontare della somme che costituiscono il contributo erogato (definito in ogni caso alla fine dei lavori, in base ai costi effettivamente sostenuti);
- È prevista la possibilità di effettuare dei cambiamenti al progetto originario in corso d’opera, purché rimangano entro i limiti di legge.
Spese ammissibili per impianto, sistemi di accumulo e dispositivi di ricarica
Passando ora alle spese ammesse dalla normativa, occorre distinguere tra spese relative all’impianto e spese che invece afferiscono ai sistemi di accumulo e ai dispositivi di ricarica. Come accennato in precedenza, i costi ammissibili relativi all’impianto consistono nella sua installazione entro il limite di 1500/kWp. Per i sistemi di accumulo, può essere richiesto contributo per la sua installazione entro i 1000 euro / kWh, a patto che in totale non si sfori il tetto dei 50mila euro.
Può accadere che nel progetto presentato dall’imprenditore agricolo siano previsti anche dei dispositivi di ricarica. In questo caso, sono consentite delle cifre aggiuntive da richiedere a contributo, purché si rispettino i seguenti massimali pari a:
- 1.500 euro per dispositivi wallbox che non superino i 22 kW di potenza;
- 4.000 euro per colonnine che non superino i 22 kW di potenza;
- 250 euro / kW entro un limite di 15mila euro per dispositivi eccedenti i 22 kW di potenza.
Spese non ammissibili
Concludiamo la nostra panoramica sugli incentivi riservati all’agrivoltaico sintetizzando gli interventi e le spese che la legge definisce “non ammissibili”, non rientranti cioè nell’insieme dei contributi contemplati. Nel dettaglio, essi riguardano:
- Le consulenze fiscali, legali e pubblicitarie (sia periodiche che continuative);
- L’acquisto di beni usati o concessi in leasing;
- I beni e i servizi che non siano legati in modo diretto all’installazione del fotovoltaico;
- Servizi di gestione;
- Spese relative a nuovi mezzi di trasporto o alla trasformazione di mezzi di trasporto esistenti;
- Pagamenti cumulativi, sia in compensazione sia in contanti;
- Spese afferenti a soggetti con cui il richiedente (o la sua azienda) intrattengono relazioni di controllo o collegamento, a meno che non si provi (attraverso apposita documentazione) che i soggetti in questione siano fornitori unici dell’impianto.
Se sei un imprenditore agricolo e vuoi conoscere meglio le caratteristiche e i vantaggi dell’agrivoltaico, i professionisti di A29 sono a tua disposizione per qualsiasi chiarimento.